Poggibonsi e i calendari postali

Sul finire del sec. XIX Poggibonsi è ancora un grosso borgo agricolo, famoso per le sue fiere e i suoi mercati, più che per le sue industrie

 FRANCO BURRESI
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Sul finire del sec. XIX Poggibonsi è ancora un grosso borgo agricolo, famoso per le sue fiere e i suoi mercati, più che per le sue industrie, che si riducono a qualche fornace, alcuni pastifici, due fabbriche di cappelli, una conceria, una fabbrica di estrazione di olio dalle sanse, due torchi da olio, una fabbrica di bicarbonato, soda e potassa e poco più. Il resto sono botteghe artigiane.

Fa spicco invece una tipografia, la Tipografia Cappelli, che fa uso di una macchina a vapore della forza di 6 cavalli ed impiega 29 addetti, di cui 2 minori e 5 donne. La tipografia stampa un po’ di tutto, libri, opuscoli, manifesti, moduli ad uso delle varie amministrazioni pubbliche e private, ma lavora anche per le poste italiane, per la realizzazione dei famosi e popolari calendari postali.

Questi venivano offerti dai portalettere sotto le festività natalizie ai destinatari di missive, al momento del recapito, nella speranza anche di ottenere qualche generosa mancia per il loro servizio, che svolgevano con regolarità e con una certa punta di orgoglio dovuta all’uniforme indossata.

I calendari postali, editi dalla fine dell’ottocento fino a tutto il periodo fascista, sono per la maggior parte opera proprio della Tipografia Cappelli di Poggibonsi e sono interessanti, oltre che per la grafica e le immagini vivaci, a colori, anche perché rappresentano un documento di vita e di evoluzione di costumi nel corso del tempo.

(V. Burresi-Minghi “ Poggibonsi tra ‘800 e ‘900” – 2014  e “Poggibonsi dal primo novecento al fascismo” – 2016)

Franco Burresi

Immagini: la Tipografia Cappelli, posta nel Viale Garibaldi e tre esempi di calendari postali editi dalla stessa.

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Pubblicato il 21 aprile 2021

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