Poggibonsi e il mercante di fichi secchi Cecco Bimbi

Anche nella celebre novella del tedesco ubriaco di Adriano Banchieri (1568-1634) si legge che il servitore del ricco tedesco giunse un giorno ''..a un castello fertilissimo situato tra le due città principali del Granducato di Toscana, Firenze e Siena, chiamato Poggibonsi, che fu patria del famosissimo Cecco Bimbi..''

 FRANCO BURRESI
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“…..Seguitai il mio viaggio e dissi: - Tocca
al vetturin, che il tempo ancor è oscuro.
Di Barberino è lì vicin la rocca,
e vidi benchè andassimo spediti
ch’ell’è una maestosa biccicocca.
Poi v’è san Gimignan, dove infiniti
si scorgono torrioni e dove fassi
quella solenne festa de’ falliti.
A Poggibonsi indi rivolsi i passi
patria di Cecco Bimbi, uomo d’assai,
come da certi antichi annali io trassi.
Staggia alla fin di dietro mi lasciai
e giunsi a Siena alle ventiquattr’ore….”

Così si legge nella raccolta di “Rime Piacevoli” di Giovan Battista Fagiuoli, (1660-1742) rimatore burlesco e satirico, tenuto in conto dai Medici, che amavano deliziarsi a mensa delle sue amene battute.

Anche nella celebre novella del tedesco ubriaco di Adriano Banchieri (1568-1634) si legge che il servitore del ricco tedesco giunse un giorno “… a un castello fertilissimo situato tra le due città principali del Granducato  di Toscana, Firenze e Siena, chiamato Poggibonsi, che fu patria del famosissimo Cecco Bimbi…”

Infine, si sa che anche un altro rimatore, Piero Salvetti, (1609-1652)  deliziò un giorno dell’anno 1650 una brigata di membri dell’Accademia della Crusca con una poesia burlesca intitolata appunto “Cecco Bimbi” , poesia  che si può leggere tuttora nella raccolta di “Rime burlesche “ curata dal letterato Pietro Fanfani nel 1856.

Ma chi era in realtà questo Cecco Bimbi? E che cosa aveva a che vedere con Poggibonsi?

In realtà a Poggibonsi non è mai esistito tale Cecco Bimbi. Il personaggio è del tutto immaginario e trova la sua origine in parte nell’atteggiamento di superiorità,  a volte di scherno, che i cittadini della capitale, Firenze, avevano verso il proprio contado, di cui tra l’altro però  avevano  estremamente bisogno, in parte nell’estro di un attore della commedia dell’arte del sec. XVII, tale Jacopo Fidenzi, che pare ne sia stato l’ideatore e l’inventore.

Il Fidenzi girò nel corso della sua carriera tutti i teatri d’Italia e non solo. Recitò più volte a Parigi, interpretando  di solito la parte dell’innamorato, con il nome di Cintio. Passò quindi, nel 1630, alla corte dei Farnese di Parma. Con l’andare degli anni si vede che il ruolo dell’innamorato non gli si addiceva più così tanto, per cui si inventò di sana pianta il personaggio di Cecco Bimbi, mercante di fichi di Poggibonsi, che rappresentava nelle sue intenzioni lo stereotipo del campagnolo sempliciotto e furbesco nello stesso tempo, che usa un linguaggio rozzo, canzonatorio e a volte anche un po’ sciocco. Giovanni Cinelli, nella sua “Biblioteca volante” ci racconta appunto che il Fidenzi “… faceva ancora egregiamente la parte di Cecco Bimbi in lingua gretta fiorentina, intitolandosi Mercante di fichi secchi da Poggibonzi (sic), con gran diletto degli uditori…”.

E realistiche ed incisive devono essere state davvero le sue interpretazioni della figura del mercante di fichi secchi poggibonsese, se divenne un’icona per vari rimatori e se ancora nel 1744 il mantovano Vittore Vettori nelle sue “Piacevoli rime” ne dedicò una proprio al personaggio di Cecco Bimbi.

Incisive al punto da creare ambiguità tra personaggio reale e di fantasia.

Ma in fondo il ruolo del teatro è anche questo,  quello di comunicarci il labile confine tra i due mondi e di farci riflettere anche sulla maschera pirandelliana che noi quotidianamente portiamo, a volte senza accorgercene neppure, e su chi siamo in realtà. Insomma, per dirla con il Cecco Bimbi del Salvetti:

“Io son Cecco Bimbi, e chi siete vo’ voi? 

Franco Burresi

In copertina: Annibale Carracci “Il mangiafagioli” (1584/85) 

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Pubblicato il 22 gennaio 2023

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