Poggibonsi e il palio dei cavalli
Il Popolo di questa Terra, volendo nella prima Domenica del mese di Maggio solennizzare una Festa in onore di Maria Vergine nella Chiesa del Romituzzo…
Festa di Romituzzo, anno 1792: “Il Popolo di questa Terra, volendo nella prima Domenica del mese di Maggio solennizzare una Festa in onore di Maria Vergine nella Chiesa del Romituzzo un miglio qui distante, ne dette la soprintendenza ad uno scelto numero di giovani. Questi ne porsero l’annunzio nella sera precedente con fuochi d’artifizio. La mattina, raccoltisi in numero di trenta e montati a cavallo, si portarono in mezzo a un gran numero di persone alla Chiesa suddetta, dove fu immediatamente cantata la Messa solenne. Terminate le Sacre Funzioni, fu imbandita lautissima mensa. Nel dopo pranzo, cantato il Vespro, cominciò il passeggio di calessi, sedie ed altro e sull’imbrunir della sera si eseguì una corsa di Barberi, nella quale, avendo gareggiato in numero di 13, riportò il premio quello del sig. Rossi del Borgo a Buggiano. All’unora di notte fu incendiata una ben ideata macchina di fuochi d’artifizio e quindi in un Teatro di un particolare fu data una magnifica Festa di Ballo”. Questo il resoconto apparso sulla Gazzetta Toscana.
Nel ‘700 si correva a Poggibonsi il palio dei cavalli in occasione della festa dell’Oratorio di Romituzzo, dalla chiesa fino a Porta delle Chiavi e, finché fu in vita, per la festa dell’Oratorio del Piano, da detto Oratorio sempre fino a Porta delle Chiavi. Un terzo palio si correva a Staggia, da Porta Fiorentina al Crocifisso. Nell’800, e fino ai primi anni del ‘900, un palio, e a volte più di uno, si svolgeva anche in occasione della solenne festa del Crocifisso. Nel 1908, ad esempio, in occasione di tale festa si corre un palio dalla chiesa di Romituzzo al paese e un altro dal Borgaccio fino a Piazza Calda, con i cavalli che passano al galoppo per la via Vittorio Emanuele (Via Maestra)!
Di solito il palio era corso da cavalli sciolti, senza fantino, sulla strada allora sterrata e polverosa. I cavalli erano spronati da delle “perette”, specie di nappe piene di spilli attaccate a strisce di cuoio, che facevano da speroni. Ma nel 1910 il palio di Romituzzo si corse invece con i fantini in sella, alla romana (facendo cioè delle batterie). Era previsto un ferreo regolamento. Questo il regolamento per la corsa, appunto, del 1910: “1) I cavalli che prenderanno parte alla corsa dovranno essere riconosciuti idonei da un’apposita Commissione. 2) Saranno esclusi i cavalli adibiti a faticoso lavoro. 3) I cavalli dovranno essere iscritti non più tardi delle ore 12 meridiane del dì 8 maggio presso l’Albergo Centrale, piazza Umberto I. 4) I proprietari dei cavalli dovranno depositare una cauzione di lire 10. 5) Il numero dei cavalli non dovrà essere inferiore a quattro, altrimenti la corsa non sarà effettuata. Il primo premio è di lire 100 e bandiera, il secondo di lire 30, il terzo di lire 20.”
La via Romana (via Senese), in occasione del Palio di Romituzzo, era gremita di folla, tanto che molti si recavano a prendere il posto con largo anticipo, per poter assistere al passaggio dei cavalli. Tommaso Gherardi Del Testa nel suo libro “La povera e la ricca”, ambientato in parte a Poggibonsi, così racconta: “…C’è la corsa dei cavalli…. Lo stradone pel quale devon correre i barberi è tutto invaso da quelli stessi che avevan preso d’assalto le osterie…In sostanza corrono i cavalli, e voi non vedete loro che la punta delle orecchie. In un attimo, finito il palio, tutto è deserto….”.
Il mio nonno, Luigi Barucci, mi raccontava un episodio divertente e curioso accaduto durante un palio di Romituzzo dei primi anni del novecento: un cavallo sciolto (il cavallo di un certo “Picciullino”), giunto all’altezza di S.Anna tra i primi, in piena corsa, attratto probabilmente da alcuni ciuffi di erba fresca che si trovavano sul margine della strada, frenò bruscamente e si mise tranquillamente a masticare, tra le risate del pubblico presente, lasciando che gli altri cavalli andassero a disputarsi la vittoria.
Il palio dei cavalli creò, nel 1818, anche motivo ulteriore di rivalità con la vicina Colle. Si verificò infatti un episodio di cronaca nera, legato alla corsa dei cavalli: in vista della festa di Romituzzo che sarebbe caduta il 3 maggio, data in cui anche a Colle era giorno di festa, a Poggibonsi era stato affisso un manifesto sul palio tradizionale in cui si diceva che il premio al vincitore sarebbe stato di 16 talleri. I colligiani avevano alzato allora il premio a 20 per un palio da farsi anche a Colle lo stesso giorno. I poggibonsesi a quel punto lo avevano portato a 24 e Colle in risposta addirittura a 30. La rivalità era perciò molto accesa. Il 28 aprile, finita la festa di S. Lucchese, alcuni colligiani entrarono nei caffè del paese e nelle sale del biliardo, cominciando ad insultare i cittadini di Poggibonsi. Ne nacque una rissa, durante la quale i colligiani, a mal partito, tirarono fuori dei coltelli, con i quali ferirono tre avversari, uno dei quali in modo abbastanza grave. Dopodiché i colligiani gettarono via i coltelli dentro la locanda della Corona, per non farseli trovare addosso dalla forza pubblica. Questi vennero tuttavia reperiti e depositati in tribunale per il processo, al termine del quale scattarono le condanne. Ai poggibonsesi, vista la minore responsabilità dell’accaduto, venne concesso di correre un palio per la festa della Trinità, dato che ormai la ricorrenza di Romituzzo, per i tempi del processo, era passata.
(V. anche Burresi: “La croce e l’albero” ; Burresi-Minghi “Poggibonsi al tempo di P.Leopoldo, Napoleone e Garibaldi”; Burresi-Minghi: “Poggibonsi dal primo ‘900 al fascismo)
Franco Burresi
Immagini: lo stendardo del Palio di Romituzzo del 1878 (da “Piccola storia di Romituzzo” a cura di N.Capezzuoli e G.Lisi)
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Pubblicato il 7 febbraio 2021