Poggibonsi e la figura di Pietro Barucci, cancelliere, diplomatico e..pittore

Con la fine della prima guerra mondiale sorsero, o risorsero, alcuni nuovi stati nell’est europeo e si trattò di ridisegnare i confini di vaste regioni

 FRANCO BURRESI
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Con la fine della prima guerra mondiale sorsero, o risorsero,  alcuni nuovi stati nell’est europeo e si trattò di ridisegnare i confini di vaste regioni. La cosa fu estremamente complessa nelle aree, come l’Alta Slesia, etnicamente composite. La regione era contesa tra la Repubblica tedesca di Weimar, sorta sulle ceneri del secondo Reich, e il nuovo stato polacco, non solo per motivi etnico-culturali, ma anche, e soprattutto, perché regione ricca di risorse minerarie, quali ferro, zinco, piombo. Fu quindi deciso di affidare le sorti ad un plebiscito popolare.

L’Italia, figurando tra gli stati che avevano vinto la guerra, ebbe il suo ruolo di mediatrice, assieme a Francia e Gran Bretagna, nel gestire tale plebiscito e nel garantire l’ordine nella regione, teatro di ripetuti scontri e rivolte. Furono mandati perciò in Alta Slesia diversi funzionari esperti di diritto ed insieme un contingente militare, il 135° fanteria, composto da 166 ufficiali e 3259 uomini. Tale contingente, malvisto dalla popolazione polacca per la sua neutralità, (a differenza dei francesi che sostanzialmente appoggiavano la causa della Polonia), fu oggetto di ripetuti attacchi da parte dei rivoltosi polacchi, i quali non digerivano l’esito del plebiscito, svoltosi nel marzo 1921, sostanzialmente favorevole alla parte tedesca e tentavano di strappare il più territorio possibile  a loro vantaggio. Gli scontri si svolsero soprattutto lungo il fiume Oder e costarono alla fine della missione  ai militari italiani 25 morti, 57 feriti, più altri 25 deceduti per malattie contratte o incidenti in servizio.

Tra i funzionari civili italiani spediti in Alta Slesia  c’era anche un poggibonsese, Pietro Barucci, figlio di Natale. Natale faceva di mestiere il fornaciaio. Gestiva infatti una piccola fornace posta sul Montemaggio. Abitava con la famiglia a Poggibonsi, in Galluriuzzo, (attuale via A.Frilli) e tutte le domeniche sera si faceva a piedi i 13 chilometri fino alle pendici del Montemaggio per tornare poi a casa il venerdì pomeriggio, sempre a piedi. Accanto alla piccola fornace aveva un capanno, dove viveva, mangiava  e dormiva dopo il lavoro. Non era certo un mestiere per signorine. Natale ebbe due figli dalla moglie Giuseppa, Pietro, il maggiore, e Luigi, nonno di chi scrive.

A scuola Pietro fu notato per le sue capacità intuitive, ma soprattutto per la sua bella calligrafia, dote molto importante per quei tempi. Fu così che trovò presto impiego come scrivano presso un notaio di Poggibonsi e poi, quando fu più grande, fece tirocinio presso uno studio notarile rinomato di Livorno. La carriera proseguì, di tappa in tappa, fino a vederlo diventare cancelliere capo della Corte d’Appello di Firenze.

All’inizio del 1920 Pietro Barucci venne designato assieme ad altri funzionari statali a presiedere alle operazioni di plebiscito dell’Alta Slesia. Pietro ormai si era fatto fiorentino, ma non dimenticava le sue origini poggibonsesi e veniva spesso a trovare il fratello Luigi che abitava ora in loc. Calcinaia, in una  casa che Natale era riuscito lì a costruirsi. Da quella casa, la stessa in cui abita adesso chi scrive,  realizzò il disegno che viene riportato in immagine, che rappresenta la zona di confluenza tra torrente Carfini e torrente Staggia, con la collina di Luco e Strozzavolpe sullo sfondo. Il disegno è estremamente interessante perché ci dà un’idea di come si presentava il paesaggio della campagna poggibonsese negli anni ’20 del secolo scorso.

Quello dell’Alta Slesia non fu il solo plebiscito cui presenziò Pietro Barucci. Nel 1934 infatti fu indetto un nuovo plebiscito per decidere se la regione della Saar, gestita dalla fine della guerra dalla Società delle Nazioni, dovesse passare alla Francia, restare in gestione della stessa Società o tornare alla Germania. Pietro fu di nuovo chiamato in servizio e l’Italia mandò anche allora, insieme ai funzionari civili, 1300 soldati. Il plebiscito si svolse questa volta, per fortuna,  senza problemi e sancì la schiacciante volontà degli abitanti della regione di tornare a far parte della Germania, mentre solo lo 0,5% optò per l’annessione alla Francia.

La partecipazione di Pietro Barucci a tale plebiscito ebbe eco anche a Poggibonsi, dove Giuseppe Del Zanna annotò nel suo celebre diario, in data 17 luglio 1934: “Il compaesano Pietro di Natale Barucci, cancelliere alla Corte d’Appello di Firenze, è fra gli esperti di Ginevra ed è designato per il plebiscito della Sarre (sic)”.


Nelle immagini: una foto di Pietro Barucci del gennaio 1920, con dedica ai familiari, in procinto di partire per l’Alta Slesia; altra foto dello stesso in una città della Saar; il disegno realizzato da Pietro negli anni ’20 del secolo scorso di cui si parla nel testo; soldati italiani che presidiano un ponte sul fiume Oder nel periodo del plebiscito dell’Alta Slesia.

Franco Burresi

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Pubblicato il 29 gennaio 2023

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