Poggibonsi e le sue donne: la strega

Il documento "arrotolato e stretto da un nastrino rosso" giacente presso l'Archivio di S.Gimignano e la stregoneria

 FRANCO BURRESI
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Nel 1960 l’amico Mauro Minghi scoprì un frammento di documento “arrotolato e stretto da un nastrino rosso” giacente presso l’Archivio di S. Gimignano.

Lo decifrò con l’aiuto di altri due ricercatori e si accorse che si trattava della testimonianza resa da un certo Bartolomeo di Arrigho di Papaiano contro tale Margarita, moglie di Marsano di Innocente, anch’essa di Papaiano, accusata di stregoneria.

Siamo nell’anno 1601. Le accuse di stregoneria erano già iniziate nel XV secolo, da quando S. Bernardino nelle sue prediche aveva messo in guardia dai malefìci delle streghe. Nel 1588 si ha la testimonianza, nel senese, di due donne, tali Lisa e Costanza, che vennero arse sul rogo in quanto ritenute streghe.

Da tale anno al 1666 a Siena si svolsero 79 processi per stregoneria, per un totale di 119 donne accusate di tale reato. In 31 processi venne attuata la tortura a fini di confessione, che riguardò circa il 25% delle accusate. Dal 1594 l’uso del fuoco nella tortura fu sostituito con il tiro delle corde, ritenuto meno crudele.

Ma chi erano le donne accusate di stregoneria? In genere si trattava di guaritrici, donne che sapevano preparare medicinali a base di erbe e che pertanto, come potevano guarire e dare la salute, potevano, si credeva, procurare anche il male o addirittura la morte. Bastava che una loro medicina non desse effetto o risultasse, magari, controproducente, bastava che in famiglia, in seguito alla visita di una guaritrice, accadesse una disgrazia, perché tale persona venisse accusata di aver operato un maleficio.

Si sospettava, a volte, anche un semplice sguardo (il “malocchio”), o bastava, in certi casi, l’essere stato in presenza di una persona sospetta per attribuire poi a questa un’eventuale malattia o disgrazia.

Altra categoria che spesso ricorreva nei processi di stregoneria era quella delle “ricoglitricio levatrici. Tali donne entravano infatti in contatto, durante il parto, con due situazioni umane, (quella del neonato non ancora battezzato e quella della puerpera, ritenuta allora, ma anche fino a pochi decenni fa, in stato peccaminoso e fuori della grazia di Dio), considerate facile preda del demonio. Quindi da lì a ritenerle persone diaboliche, serve del demonio, il passo era breve. Specie se il parto andava male o il neonato nasceva malato o deforme.

La nostra strega poggibonsese, Margarita di Papaiano, fu accusata da Bartolomeo di avergli operato un maleficio, mediante il quale lo avrebbe costretto ad avere un rapporto carnale con lei:

“Una sera alla luna piena mi chiamò con poca boce,[voce] mi menò dietro i massetti dirimpetto al pagliaro, [pagliaio], mi abbracciò e mi fece carezze, mi dette barta…terra [mi rovesciò per terra] e fece l’atto carnale peccaminoso su di me che non capivo nulla e giraveno [giravano] le querce…”.

Venne accusata inoltre dallo stesso di avergli dato un unguento capace di fare del male a chiunque:

“Mi diede una scatolina che drento [dentro]ci era come un sugo unto grasso e lei mi disse che era unguento fatto di ossi stritolati e polvere di infante morto presi a il camposanto di notte e sugna di maiale morto a luna auzza…[a falce]”.

Infine, ultima accusa, quella di aver operato malefici a varie persone:

“Vero è che un giorno vidi una donna, da lei Margarita, maleficiata, che gli morì il bambino lattante…Vero gli è che Peligrina di Venanzio la morse un cane che era buono e poi lei morì con la bava alla bocca…”.

In un’annotazione a margine del documento citato si legge che la nostra Margherita fu così torturata con il tiro delle corde, poi le vennero strappate sei unghie delle mani e tre dei piedi, ma la poveretta non confessò e continuò a dichiararsi innocente. Sentiti altri due testimoni, fu deciso di arderla sul rogo, cosa che fu fatta quindi nel piazzale antistante la chiesa. Le sue ceneri furono infine gettate “nella fossa dei cani”.

(L’intera testimonianza di Bartolomeo si trova in Burresi-Minghi: “Poggibonsi dalla distruzione di Poggiobonizio al ‘700”)

Franco Burresi

Immagini: la chiesa di S.Andrea a Papaiano

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Pubblicato il 10 febbraio 2021

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