Poggibonsi e l'incredibile storia del cavallo Bredone

La scuderia Barucci di Poggibonsi dei fratelli Riccardo e Giuseppe aveva sfornato nei primi decenni del novecento alcuni cavalli da corsa eccellenti

 FRANCO BURRESI
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La scuderia Barucci di Poggibonsi dei fratelli Riccardo e Giuseppe aveva sfornato nei primi decenni del novecento alcuni cavalli da corsa eccellenti, come Acquasparta o il più famoso Scrivia, vincitori di molte competizioni. Con la guerra fu impossibile continuare l’attività, ma non tutto andò disperso. Rimase un puledro, nato nel 1939, proprio l’anno dello scoppio della seconda guerra mondiale, che fece registrare un giorno, all’ippodromo delle Mulina, un tempo da record, per deludere poi però  le aspettative al suo primo debutto in una corsa nel 1942. Quel giorno non ne volle sapere di trottare come sapeva, chissà perché.

Arrivò il tragico 1943. Tragico per Poggibonsi e i suoi abitanti, alcuni dei quali persero la vita nel disastroso bombardamento del 29 dicembre. Tra questi anche Riccardo Barucci, il cui carico di capofamiglia passò, gravoso, sulle spalle del giovanissimo figlio Abramo. Il 1944 fu l’anno del passaggio del fronte e della liberazione di Poggibonsi. La famiglia Barucci era sfollata, come tante altre famiglie poggibonsesi, su, verso il Chianti. Bredone venne nascosto in un capanno nel bosco delle Cipressete, per evitare che i tedeschi, che razziavano un po’ di tutto e specie gli animali, lo prendessero e lo portassero via. Qui però il cavallo se la vide brutta, perché venne colpito da una scheggia di una cannonata tra le due narici. Una brutta ferita, come raccontò Abramo in una intervista del 2010, che tuttavia, per fortuna, rimarginò senza conseguenze.

Quell’anno c’era altro da pensare che alle corse, per cui Bredone veniva usato come animale da tiro, per trasportare carichi anche di 30 quintali. Ogni tanto però Abramo e lo zio Giuseppe, gli attaccavano il calesse e lo facevano trottare, tanto per non perdere l’allenamento.  A Siena c’era presso la stazione ferroviaria un lungo rettilineo e, nei pressi, una caserma degli Americani. E’ lì che Abramo e lo zio portavano a trottare Bredone, mentre i soldati americani si divertivano a seguirlo affiancandolo con una jeep ed incitandolo a correre. E l’animale, anche un po’ frastornato dal rumore del motore della jeep, racconta Abramo, correva come un treno.

Così, passata la burrasca della guerra, venne l’idea di farlo provare di nuovo a correre. Si seppe che a Follonica stavano per riprendere le corse, per cui da Siena Bredone tirò il calesse fino a Gabellino, dove c’era una trattoria ed una stazione di posta. Lì gli venne dato un bel pastone, arricchito da due o tre bicchieri di vino e poi di nuovo in marcia. Ma una volta a Follonica, la doccia gelata: le corse ancora non potevano riprendere perché mancavano le necessarie autorizzazioni. Sicuramente si facevano però a Lucca, così venne detto a Giuseppe ed Abramo. Quindi di nuovo al trotto, per strade bianche e polverose, in direzione di Bolgheri, Castagneto, Collesalvetti, dove Bredone poté rifocillarsi con il solito pastone, ed oltre, fino a Lucca. Qui, all’ippodromo, Bredone dimostrò di nuovo tutto quello che valeva. Iniziò quindi a calcare le varie piste degli ippodromi italiani, dopo essere stato ceduto a tale Francesco Mecheri. A Bologna nel ’45 vinse 8 corse su 19 disputate, ma vinse anche in altri ippodromi ed ottenne un prestigioso terzo posto al Gran Premio Lotteria di Napoli del 1947 battendo molti cavalli più illustri e titolati del momento.

La carriera di Bredone terminò nel 1949, con un terzo posto ottenuto sull’ippodromo di Roma e, come si legge sulle pagine del “Trottatore”, con un conto in banca di 4 milioni e 300.000 lire di premi ottenuti con le sue vittorie, una cifra davvero ragguardevole considerati i tempi.

Non sono riuscito a reperire immagini di Bredone, salvo una che allego sotto, dove si intravede la coda del cavallo e il fantino Mario D’Errico, che precedono in passerella il favoritissimo Giaur da Brivio nel Gran Premio Lotteria di Napoli. Nelle altre immagini: Riccardo Barucci con il cavallo Acquasparta nell’ippodromo di Poggibonsi; lo stesso, con il figlio Abramo alla guida del cavallo Rossini, ancora presso l’ippodromo di Poggibonsi.

Al link seguente però si può seguire un filmato dell'Istituto Luce relativo al Gran Premio Lotteria di Agnano disputato a Napoli nel 1947, nel quale Bredone viene rammentato dal cronista ed inquadrato all'inizio:

https://www.youtube.com/watch?v=IkPaLKKM1cM

Franco Burresi

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Pubblicato il 15 gennaio 2023

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