Poggibonsi, l'albero della libertà e ''alcuni birbanti di Castelfiorentino''

"Alcuni birbanti di Castelfiorentino" e di San Gimignano hanno intenzione di venire al mercato di Poggibonsi ad abbattere l'albero della libertà

 FRANCO BURRESI
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Secondo il canonico Pratelli sono pochi scamiciati” che nella primavera del 1799 fanno festa intorno all’albero della libertà, simbolo della Rivoluzione, innalzato dai Francesi nella Piazza del Mercato, attuale Piazza Cavour. Secondo Il Monitore Fiorentino la cerimonia, invece, avviene alla presenza di tutte le autorità cittadine, in pompa magna, con tanto di palco per i suonatori e tamburo percosso dal concittadino Lucchese Sbaragli.

C’è, come spesso avviene, chi applaude all’arrivo dei Francesi e soprattutto alle idee nuove che portano con sé, e c’è chi trama già contro di loro per restaurare il vecchio regime granducale. Il Consiglio Comunale del 7 aprile è un misto di novità e tradizione: mentre si apre il verbale della riunione con le parole LIBERTA’- EGUAGLIANZA, si eleggono contemporaneamente i “festaioli” che si devono occupare della festa di S. Lucchese.

Anche l’atteggiamento delle varie classi sociali è diviso: mentre la maggior parte del clero è fedele ai vecchi ordinamenti e trama contro la Francia, nel Seminario di Colle, dove il vescovo Sciarelli, fautore delle riforme religiose leopoldine ha lasciato traccia di sé, si innalza, anche lì, un albero della libertà. Mentre la maggior parte dei possidenti temono di veder diminuire i propri privilegi e non ce la fanno proprio a sentirsi chiamare “cittadini” come gli altri comuni mortali, alcuni di loro, un po’ più “illuminati”, collaborano con i Francesi, condividendo alcuni princìpi di giustizia sociale. Tra questi il cav. Ippolito Venturi, che intraprende lavori per far fronte alla disoccupazione, o il dottore, e filantropo,  Antonio Frilli, che  si dà da fare per  alleviare le sofferenze della popolazione più povera, organizzando una colletta e mettendoci di propria tasca ben 100 scudi, aiutato in questo anche dal “cittadino Proposto”, come scrive il Monitore.

Ma il Frilli riesce anche a sventare una provocazione. Viene a sapere che il 7 maggio, giorno di mercato, alcuni birbanti di Castelfiorentino” e di S.Gimignano hanno intenzione di venire al mercato di Poggibonsi ad abbattere l’albero della libertà per provocare una rivolta. Il Frilli, così, insieme al Podestà, manda una lettera al comandante la Piazza di Siena Ballet, per chiedere soccorso.

Quando i facinorosi castellani e sangimignanesi arrivano “senza coccarda”, baldanzosi, pronti ad eseguire il loro piano, sulla Piazza del Mercato, trovano ad accoglierli un’intera guarnigione militare e rimangono “istupiditi alla vista dei soldati repubblicani” Non resta loro, quindi, che tornarsene a casa con la coda tra le gambe.

L’albero della libertà per il momento resiste, fino al luglio dello stesso anno, quando i Francesi devono lasciare, momentaneamente, la nostra città, ed al suo posto viene eretta, provvisoriamente anch’essa, una grande croce.

(V. Burresi “La croce e l’albero…”, 1989)

Franco Burresi

Immagini: festa di popolani intorno ad un “albero della libertà”.

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Pubblicato il 18 aprile 2021

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