Poggibonsi, storie di fichi e di ciliegie

In tribunale si poteva finire per meno ancora. Nel 1773, e sono trascorsi sessanta anni dal fatto appena narrato, accade che si finisca in tribunale per una ciliegia...

 FRANCO BURRESI
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Molti si meravigliano delle rose fiorite ancora a dicembre, dei prati con le margherite, delle mimose quasi in fiore. Bene, nel Settecento poteva capitare, a volte, che i fichi maturassero in ottobre.

E’ infatti la quarta domenica di ottobre dell’anno 1713, quando un giovanotto di circa venti anni, tale Francesco Pietri (?), lavoratore al podere del Poggetto presso Linari, potesteria di Barberino, va a trovare in una località del Chianti, detta Campriano, alcuni suoi parenti. Questi  gli regalano un paniere di fichi e Francesco pensa di andare a venderli, al ritorno, nella piazza del Mercato a Poggibonsi, dove arriva alla ventitreesima ora (le 11). Si pone ad una cantonata della Piazza e ne vende alcuni a certi “rivenduglioli” poggibonsesi. Si fa avanti a questo punto un certo Giuseppe Moschini, detto Boccio, di Poggibonsi, che offre al ragazzo 6 crazie per i restanti fichi nel paniere, ma questi non ci sta e chiede almeno sette crazie.

In quel mentre sopraggiunge anche Lorenzo Pagnini, oste alla Corona, che chiede il prezzo dei fichi. Il ragazzo risponde che ne vende sei a quattrino. L’oste a quel punto alza le foglie che coprono il paniere e comincia a tastare i fichi uno per uno per scegliere i migliori. Il ragazzo protesta, dicendo che i fichi si prendono “come vengono vengono”. La risposta decisa dell’oste è  la seguente: “Io non ho mica le mani merdose! I quattrini te li do buoni e i fichi li voglio buoni!”. Il ragazzo a quel punto tira fuori un bastone che teneva vicino, lungo un braccio e del diametro di un mezzo paolo circa, come ammonimento, ma l’oste, veloce, glielo strappa di mano e gli affibbia una bastonata. Poi, andandosene, e sostenuto anche dal Moschini, accusa il ragazzo di averli rubati i fichi, dandogli ripetutamente di “ladraccio”, e quando questi risponde che lo riferirà al padrone, l’oste replica che faccia pure, che  non ha paura di nessuno e se ne va. Il fatto però non passa inosservato ad alcune persone presenti che si interpongono tra i contendenti e tanto meno  alle guardie, così  la bastonata per i fichi e le offese finiscono la loro storia  in tribunale.

Ma in tribunale si poteva finire per meno ancora. Nel 1773, e sono trascorsi sessanta anni dal fatto appena narrato, accade che si finisca in tribunale per una ciliegia. E’ il 21 giugno, lunedì. Sulla piazza del Mercato di Poggibonsi è venuto un certo Righi, detto il Cieco, perché cieco da un occhio, lavoratore del Podere delle Buche dei Bernardi a Pastine, potesteria di Barberino, a vendere ciliegie. Come racconta il testimone Giuseppe Catoni, barrocciaio di circa 19 anni, (nel settecento molte persone non conoscevano esattamente la loro precisa età, ed aggiungevano la parola “circa” nelle loro dichiarazioni), si avvicina al banco del Righi un giovane poggibonsese, Valentino Logi, che chiede una libbra di ciliegie. Valentino è un ragazzo senza famiglia, orfano di entrambi i genitori, che per campare “si industria a far erba, a portar legna ed è appena tornato dalla Maremma dove è stato a vangare”. Mentre il Righi si prepara a pesare le ciliegie, Valentino si china e ne prende una, così,  per assaggiarla. A questo punto il Righi gli scaraventa addirittura la stadera addosso, tacciandolo di ladro. Valentino fa appena in tempo a farsi scudo con il braccio, ma riporta su questo una grossa ferita, poi si china a terra, raccoglie un sasso e lo lancia  violentemente verso il Righi senza però colpirlo. Seguono improperi reciproci, finché non intervengono altre persone a sedare la rissa, che ha comunque un inevitabile strascico in tribunale. E tutto per una ciliegia.

Da Franco Burresi “Poggibonsi nel Settecento - Dai Medici a Pietro Leopoldo alla Rivoluzione” - Eurograf 2022

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Pubblicato il 1 gennaio 2023

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