Poggibonsi, una chitarra, un forestiero e una rissa
Alla cantonata della ''piazzola'' del convento degli Agostiniani sono lì, appoggiati al muro già da un quarto d'ora Giovanni Cavicchioli e Carlo Frigieri, a conversare
E’ il 25 novembre del 1713. Fa già abbastanza freddo, ma il cielo è terso, c’è la luna piena, per le strade e le piazze di Poggibonsi si vede come di giorno. La mattina c’è stato il mercato. Qualcuno non ci sta ancora a far trascorrere quella bella giornata di festa e di sole e rimane in paese a chiacchierare al chiaro di luna.
Alla cantonata della “piazzola” del convento degli Agostiniani sono lì, appoggiati al muro già da un quarto d’ora Giovanni Cavicchioli e Carlo Frigieri, a conversare del più e del meno, quando si sente provenire dalla piazza del mercato un coro di voci, accompagnato da un suono di chitarra. Il gruppo dei cantori improvvisati che si divertono a girare per il paese e a non far dormire la gente che vorrebbe forse già prendere sonno in vista del nuovo giorno lavorativo è composto dal caporale Muzzi, da Tommaso Rubenti, da Lucchese Borgianni, da Jacopo Landi, che suona la chitarra, e da un forestiero, tale Arcangelo di Pietralata, località della Montagnola posta nella Comunità di Casole d’Elsa, contea dei conti Bichi.
Tale Arcangelo è venuto la mattina al mercato a vendere un certo quantitativo di marroni della montagnola ed ha pensato di trattenersi una notte in paese a far festa, prima di far ritorno alla tranquillità del suo piccolo borgo. La banda improvvisata transita per Piazzola e prosegue fino al “canto del Ceccherini”, ma il Rubenti si ferma dietro la cantonata dove sono a conversare i due amici di cui sopra.
E’ la presenza di un forestiero a festeggiare e cantare per le vie di Poggibonsi che non va a genio a Carlo Frigieri, il quale dice, a voce bassa, all’amico Cavicchioli:
- Certo che questi forestieri fino a poco tempo fa non venivano a cantare a Poggibonsi, ma oggi ci vengono perché i Poggibonsesi son diventati baronfottuti...
Lo dice piano, ma il Rubenti, che è dietro la cantonata, sente ugualmente e non sopporta l’offesa rivolta ai compaesani e che prende come rivolta anche a se stesso, ragion per cui esce da dietro l’angolo e, dopo aver gettato a terra il pastrano, grida a voce alta, rivolto al Frigieri:
- Che baronfottuti, razzaccia buggerona!
Il Frigieri cerca di scusarsi:
- Non dicevo mica a te!
Ma il Rubenti ribatte:
- Io invece dico proprio a te - e, detto questo, afferra un bastone di marruca “della grandezza di un tallero e lungo due braccia” e sferra una bastonata tra capo e collo al povero Frigieri che cade a terra, si lamenta un po’ dal dolore e quindi pensa bene, per evitare guai peggiori, di correre via verso casa sua.
Una rissa come tante, molto frequenti per le strade di Poggibonsi nel settecento, sembra poi finita, come spesso avveniva, con la pace tra i due contendenti, entrambi braccianti, che finisce in ogni caso inevitabilmente sul tavolo del Vicario di Certaldo, il quale aveva a quei tempi il suo buon da fare.
Franco Burresi
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Pubblicato il 15 maggio 2022